La letteratura può connettere i giovani africani con il loro passato
Il Rinascimento africano non è solo economia, storia o geopolitica, ma anche letteratura. A dimostrarlo, oltre alle lezioni del prof. Bienvenu Sene Mongaba, la trilogia “Chroniques de l’Empire Ntu” di Momi M’buze. Appassionato di scrittura grazie al padre, è sempre stato legato al continente di origine, ma solo dopo la nascita di sua figlia ha sentito il desiderio di riscoprire le proprie radici. Come ha affermato lo scrittore, i bambini solitamente cercano nelle storie fantastiche i modelli da seguire, nei quali immedesimarsi. Si tratta spesso di eroi, magari fittizi, portatori di valori in grado di affascinare i bambini a tal punto da essere imitati. Non sempre però questo rispecchiamento corrisponde a ciò che realmente sono i ragazzi. Chiedendosi quale tipo di eroe avrebbe potuto seguire sua figlia, Momi M’buze non ha trovato nessuna corrispondenza nella letteratura corrente, così ha deciso di creare il suo, per trasmetterle un particolare messaggio. Da questa idea è nata Nehesha, principessa nera, eroina africana ispirata agli eroi dei passato africano.
Come in ogni fantasy che si rispetti, Momi M’buze ha dovuto creare il contesto, fatto di riferimenti storici, mitologici e culturali. Per farlo si è cimentato in una riscoperta del passato del continente africano: dall’Africa ancestrale fino all’arrivo degli europei nel territorio, attraversando periodi floridi ed epoche di crisi, come quella coloniale, fatta di deportazioni e regresso. Su questa ricerca si basa la storia dell’Impero ‘Ntu, che lo scrittore ha definito dalla sua nascita fino ai primi conquistatori: scoperte, invasioni, occupazione, resistenze e difesa di terre e culture. Momi M’buze ha cercato di creare una storia che somigli a quella degli africani e che permetta alle nuove generazioni di connettersi con gli antenati.
Nel suo viaggio nel cuore delle tradizioni, si è imbattuto anche nella mitologia, fatta di divinità e di creature fantastiche, che creano legami tra il mondo visibile e quello invisibile. «È bello parlare della mitologia degli altri, ma non si tratta mai abbastanza della mitologia africana», ha affermato lo scrittore. Per rendere omaggio a queste figure, la trilogia pullula di personaggi ed elementi legati al mondo magico del continente. Ma non solo. Grande spazio è affidato al tema della conoscenza e al senso del dovere della sua trasmissione. Alla protagonista, Nehesha, vengono tramandate conoscenza, costumi e consuetudini, e le viene insegnata la cultura del progresso e dell’adattamento alle varie circostanze.
Nehesha è un’eroina donna, simbolo di leadership femminile. Ponendo al centro proprio una donna, ma soprattutto creando la finzione letteraria della genesi che vede come primo essere umano creato proprio una figura femminile, Momi M’buze la valorizza, conferendole capacità decisionale e d’azione.
Tutti i riferimenti della trilogia, espliciti o impliciti, creano un ponte tra finzione e realtà storica: consentono ai lettori, africani compresi, di porsi alcune domande sul passato, ma soprattutto sul presente e sulla situazione che vivono. Questo tipo di riflessione rispecchia i principi del Rinascimento africano e permette, attraverso la fantasia del racconto, di connettere le nuove generazioni con le radici della loro storia.